Programmi per un museo inclusivo
Wendy Gallagher (Manchester Museum, Manchester)

Racconto a cura di Valentina Zucchi, Associazione Mus.E, Firenze.

 

Premesse

Manchester Museum è un museo universitario che sta effettuando con impegno un importante cambio di paradigma, a fianco di altre istituzioni cittadine come il Comune di Manchester e la Manchester Art Gallery.

È il museo più partecipativo della Gran Bretagna, centrato sulla cura/care non solo delle collezioni ma anche delle persone.

Curare un progetto significa quindi non solo avere cura dei contenuti ma anche e soprattutto prendersi cura delle persone e della comunità. C’è bisogno di cambiare il linguaggio ed essere coraggiosi in questo senso: parlare di prendersi cura, di volersi bene, senza sottolineare le differenze e la diversità.

Care-passion è una competenza da sviluppare, trasversale e importante in ogni ambito.

 

Ph: Bruno Bruchi, Siena

 

What does community participation look like in museums?

Sono stati presentati sinteticamente alcuni esempi di inclusione e partecipazione, che spiegano come i musei possano essere luoghi straordinari di incontro fra differenti identità sociali e spazi attivi e reali per la comunità.

 

• A rubbish night at the museum- 19 April 2018 – evento di sensibilizzazione sociale https://www.socialresponsibility.manchester.ac.uk/news/april-2018/a-rubbish-night-at-the-museum/

• Iftar at the Museum – 16 maggio 2018 – evento di inclusione religiosa che ha raggiunto oltre 500 persone. Non è retorica ma impegno sociale https://events.manchester.ac.uk/event/event:y1i0-jvfcjukw-w60aqb/iftar-at-the-museum

• “Not objects, but stories”: è stato sviluppato un grande lavoro anche con le comunità africana e asiatica di Manchester, partendo dai concetti di co-curatela (anche con persone di diversi backgrounds e profili, in forma sia volontaria sia retribuita) e di diffusione in città. Hanno dato vita ad alcune Anthologies of Migration, esponendo le storie prima degli oggetti, con un grande impegno museografico. Si è trattato di un percorso molto impegnativo ma che ha portato a una vera co-curatela, alla definizione di un progetto davvero autentico e a un profondo senso di appartenenza

• The Manchester together archive- l’insieme degli oggetti (migliaia) posti a memoria dell’attentato di Manchester in 2017 sono stati raccolti e hanno dato vita a un archivio digitale di comunità, insieme alla Manchester art Gallery: “conservation can be very responsive to support the community” https://mcrtogetherarchive.org/

• When Stanley met Stan- 25 maggio 2019 – sono stati chiamati al museo tutti coloro che si chiamavano Stan (163 persone presenti) per festeggiare il compleanno con Stanley, un bambino innamorato dei dinosauri del museo (e in particolare di Stan, un tirannosauro) e con distrofia muscolare, in occasione del quale è stata fatta una raccolta fondi per la ricerca

• già 6 anni fa il museo è diventato partner del progetto Devolution di Great Manchester Combined Authority (https://www.greatermanchester-ca.gov.uk/who-we-are/devolution/), rendendo Manchester una città pilota per il partenariato fra cultura e salute: “culture is becoming embedded with public health, non only a nice leisure”. Molti dipendenti lavorano su entrambi i fronti, dividendo il loro tempo, e i musei sono parte della sanità pubblica. Viene svolto un grande lavoro permanente per tutti e per tutte le fasce della società. Nel museo sono presenti un centro anziani permanente, un college speciale per giovani, una scuola per bambini con bisogni speciali, un’organizzazione di carità (Invisible cities: https://invisible-cities.org/cities/manchester), con cui il museo lavora quotidianamente.

• Il lavoro è evidente e visibile, le scrivanie sono al pubblico, le pareti trasparenti: “many people are unaware of what museum professionals do and who they are”. Questo modello di co-working è un mutuo beneficio in termini di competenze sui diversi target e in termini di visibilità: “the more you share, the more you get back”. Tutto questo è regolato da convenzioni strutturali, anche per l’utilizzo degli spazi, secondo un modello sostenibile che ha però un fondamento sociale e non finanziario: “we build relationship, not transactions.”

• School of integration:progetto artistico che vede protagonisti i “nuovi cittadini”  (https://manchesterartgallery.org/exhibitions-and-events/exhibition/school-of-integration/):”pursuing social change is more than art. It’s about reading power, building relationship, framing issues, owning messages, it is an incredible complex network of societies”

• Maharajah, a moving story: lo scheletro dell’elefante più celebre del museo è approdato in stazione, grazie al lavoro di squadra di tutto il personale del museo, là dove tutti passano e vivono: la città è un intero museo (https://www.manchester.ac.uk/discover/news/ever-seen-an-elephant-in-a-train-station-maharajaha-moving-story/)

• tutto il personale è coinvolto in un percorso di avvicinamento all’Agenda 2030, ciascuno può scegliere di direzionare le proprie scelte verso “social justice” o “environment actions”, portando le proprie azioni entro un coordinamento generale.

 

Ph: Bruno Bruchi, Siena

 

Arts and health

Nel proficuo rapporto fra arte e salute, considerando anche la vicinanza fra il museo e l’ospedale cittadino, sono state avviate numerose sperimentazioni, portando all’interno della struttura sanitaria progetti artistici ma soprattutto lavorando con gli assistenti sociali e sviluppando un vero “training for social care” accompagnato da analisi e ricerche scientifiche. Alcuni progetti speciali:

 

• Dab hands: progetto artistico dell’artista Lucy Burscough con persone con difficoltà manuali a causa di malattie o traumi, sviluppato durante una residenza di due anni (https://www.lucysart.co.uk/dab-hands-introhttps://www.youtube.com/watch?v=jsBwSOZrfXg) dando vita a “collaborative pieces”. Tutti i lavori – pitture, sculture, disegni, video – saranno parte di una mostra e di un’installazione collettiva alla riapertura del museo

• Facing out: serie di ritratti di persone sfigurate nel volto, in relazione alla collezione di ritratti del museo, al fine di rimuovere pregiudizi e stigmi (i quattro ritratti di Graeme)

• il lavoro con l’ospedale, con i degenti e con il personale ospedaliero, è costante: un esempio è the cultural first kit aid, con una rosa di attività e di spunti artistici  (https://documents.manchester.ac.uk/display.aspx?DocID=41662), un altro è la ricerca Not so grim up north (https://www.artshealthresources.org.uk/docs/not-so-grim-up-north/)

 

Ph: Bruno Bruchi, Siena

 

Why does it matter?

È importante ridefinire i parametri delle analisi qualitative (quali sono le categorie di riferimento, quali sono gli indicatori delle aspettative e della soddisfazione del pubblico) e organizzare un preciso processo di valutazione di progetti e percorsi: questo aiuta ad acquisire un’analisi  più precisa e formulare strategie più efficaci. Lo staff del museo ha definito un processo molto preciso di ingaggio, di sviluppo e di valutazione in itinere con conseguente sviluppo di un progetto in via definitiva.

 

Vedi tutte le esperienze